Yokan e tè verde giapponese: sapori e abbinamenti

Con l’arrivo della primavera i tè verdi giapponesi, con i loro sentori vegetali, dolci, in alcuni casi tostati sembrano essere ciò che ci vuole per alleviare la stanchezza di una giornata di lavoro o studio.
Ho pensato di valorizzare i due tè giapponesi che ho in questo momento e che ho sempre desiderato provare in abbinata con qualche dolcetto tipico.
Finalmente mi si è presentata l’occasione di provarli con gli yokan.

Che cosa sono gli yokan?

Lo yokan è un dolce tipico giapponese, dalla consistenza gelatinosa, realizzato con un impasto base di fagioli rossi. A questo ingrediente principale possono essere aggiunti altri elementi, come i fagioli azuki (rossi o bianchi), castagne sbriciolate, patate dolci e fichi. In alcuni casi, in alternativa allo zucchero, viene aggiunto il miele. Esiste anche una ricetta realizzata con il tè verde.
L’aspetto dello yokan è quello di un rettangolino, che viene servito a cubetti.
Se ne fa consumo durante la cerimonia del tè.
Gli yokan fanno parte della categoria dei wagashi, termine  con cui si indica tutta la pasticceria tradizionale giapponese.
Furono introdotti in Giappone dai monaci buddisti nel XII secolo, che importarono la ricetta dalla Cina. Al metodo di preparazione iniziale furono apportate alcune modifiche, ad esempio l’utilizzo dell’ agar agar come gelificante completamente vegetale.

Yokan Miso Shiro e Hojicha tostato

Lo Yokan Miso Shiro è a base di fagioli bianchi.
Dall’odore ricorda molto il pane di segale. Il sapore è dolce, vicino alla frutta candita e, mentre lo si mastica, pian piano sprigiona addirittura un sapore simile a quello della salsa di soia.
La consistenza è molto pastosa, simile a quella delle castagne.
In bocca la sua granulosità ricorda proprio quella dei fagioli o legumi in generale.
L’ho provato con un hojicha tostato, che mi è piaciuto molto per la sua capacità di “accompagnare” lo yokan e di aiutare a rendere più piacevole la pastosità tipica della consistenza del dolce.

Yokan Kuromame Kinako e Sencha Kabuse

Lo Yokan Kuromame Kinako è invece realizzato con i fagioli neri.
Rispetto al Miso Shiro ha un odore meno forte. In compenso in bocca si sprigiona un sapore più dolce, che trova una giusta esaltazione in abbinata con il sencha kabuse.
Il sapore vegetale del tè esalta appunto il gusto mieloso dello yokan, senza renderlo eccessivo, ma bilanciandolo.
In questo caso, i miei yokan sono stati prodotti da Toraya.
Dal sedicesimo secolo questa azienda è specializzata nella produzione di wagashi e nel corso della sua storia è stata un punto di riferimento per la corte imperiale giapponese.
Yokan e tè verde giapponese
Yokan e tè verde giapponese
Yokan e tè verde giapponese
Yokan e tè verde giapponese

Come preparare gli yokan fatti in casa

Se non abbiamo la possibilità di assaggiare i wagashi di Toraya, possiamo sempre prepararne qualcuno in casa. Gli yokan sono molto semplici e gli ingredienti per prepararli sono facilmente reperibili.

Ingredienti

  • 400 grammi di marmellata di fagioli rossi Azuki

  • 300 ml d'acqua

  • 2 cucchiaini di zucchero

  • 2 cucchiaini di polvere agar-agar

Potete trovare la marmellata di fagioli Azuki in alcuni negozi biologici, o nel reparto etnico di supermercati e drogherie. Spesso si trovano le scatolette contenenti i fagioli interi, comunque immersi in una conserva. In tal caso basterà frullare il quantitativo necessario.
L'agar agar è una polvere dall'effetto gelificante, anch'essa reperibile nelle drogherie. Si ottiene dalla lavorazione di alcune piante, tra cui l’alga rossa.

Preparazione

Versare l'acqua e l'agar agar in un pentolino e mescolare bene. Lasciare bollire sul fornello per due minuti.
Passati i due minuti, spegnere il fornello e aggiungere la marmellata di fagioli rossi, dopodiché aggiungere i due cucchiaini di zucchero. Mescolare per amalagamare il tutto.
Versare in uno stampo rettangolare, oppure in stampi più piccoli, come quelli di silicone per i ghiaccetti. In questo modo avremo tanti piccoli quadratini di yokan. Mettere in frigo.
Dopo due ore estrarre lo stampo; se abbiamo utilizzato la forma rettangolare, tagliamo il dolce, che nel frattempo si è solidificato, nelle forme che preferiamo. Normalmente si usano i rettangolini.