L'origine e il significato della parola tè

Da dove viene la parola tè? Si scrive tè o thè? Un dizionario per questo termine non esiste. Se ci fosse, capiremmo come il significato e l'origine della parola tè si perdono nella notte dei tempi. L’uomo iniziò a farne uso nell'antichità e proprio per questo motivo le fonti in merito all'origine del suo nome sono spesso poco chiare e confuse.
Inizialmente le foglie di tè venivano mangiate, mescolate al cibo e solo successivamente si iniziò a bollirle per trarre i loro benefici positivi per dare sollievo alla mente e al corpo. In questa fase il tè era fortemente amaro, per cui veniva impreziosito e reso più bevibile tramite l'aggiunta di spezie, erbe e fiori. Non a caso il termine che lo identificava, ovvero t'u, aveva proprio il significato di erba amara.

Tè: origine e significato

Il termine più antico con cui è si è chiamato il tè è t’u. Intorno al 500 a.C. il significato di questo carattere era legato alla pianta del tè e piante medicinali e questo dice molto del legame tra la bevanda e la medicina e sulle sue proprietà benefiche notate dall'uomo già a quei tempi).
Si attribuisce a Shen Nong, il leggendario sovrano esperto di botanica e fondatore dell'agricoltura, la scoperta dei benefici del tè. Pare che egli avesse assaggiato tutte le erbe presenti, scovando anche quelle tossiche per l'uomo. Tuttavia riusciva a curare gli effetti collaterali proprio assumendo il tè, o quello che allora si ricavava dall'infusione delle foglie della pianta di Camellia Sinensis senza subire alcuna lavorazione come la conosciamo oggi.
Nei decenni successivi ritroviamo il termine t’u in molte cronache, documenti, corrispondenze; nel Libro delle Odi di Confucio, ad esempio, con il significato di grespino o in generale di altre erbe amare commestibili.
Nel III secolo d.C. nei trattati di fisica e medicina t’u cominciò a essere ricondotto alla pianta da cui si ricavava il tè come bevanda; si iniziò a scrivere su come la Camelia Sinensis fosse in grado di migliorare le facoltà intellettive e addirittura di risollevare l’umore.
Nel cinese mandarino il termine più generico e colloquiale per tè è chá, che sta a indicare la bevanda ottenuta dalla bolliture delle foglie della Camelia Sinensis.
L'ideogramma di chá si diffonde dalla seconda metà dell'VIII secolo, dopo essere usato da Lu Yu nel suo celebre Canone del Tè (Cha Ching), uno scritto che può essere considerato il vangelo della cultura del tè.

Come si scrive tè?

L'evoluzione della parola tè è stata fortemente influenzata dalle vicende storiche, in particolare dalla diffusione delle bevanda in tutto il mondo. I primi a commerciare il tè furono gli Olandesi, che oltre a importate in Europa le foglie per ottenere la bevanda, importarono anche la variante dalla pronuncia tay diffusa nella provincia del Fujian. Questa pronuncia è alla base dell'inglese tea, del tedesco tea, dell'italitano tè e del lettone teja.
Il mandarino cha, invece, venne introdotto in Europa dai Portoghesi, che avevano la propria base commerciale nel Guangdong. Il termine ha dato origine al cha del portoghese, persiano e giapponese; shai arabo, chay turco e chaj russo.
In lingua italiana la forma scritta corretta è tè, mentre the o thè, che spesso vengono erroneamente usati, sono di derivazione francesce, dove si scrive thé.
Fonti: Wikipedia, Tè. Lu Yu, Il Canone del Tè, a cura di Marco Ceresa, Quodlibet 2013. Consiglio molto questa lettura, soprattutto per la traduzione molto accurata e rispettosa della terminologia tecnica originale. Nel primo capitolo Lu Yu parla proprio dell'aspetto della pianta del tè e soprattutto dei termini utilizzati in Cina per identificarlo. Victoria Bisogno e Jane Pettigrew, Manuale del Sommelier del Tè, Biglia Blu 2014. Laura C. Martin, Tea - the drink that changed the world, Tuttle Publishing 2007.